Doppiare è recitare al microfono
Marco ci aiuta a capire come funziona il doppiaggio, una tecnica complessa e una professione da tutelare
Ciao!
Eccoci di nuovo su don’t sleep on, la newsletter che è una stupida americanata.
Si avvicina Halloween, l’unico giorno dell’anno in cui i bambini possono accettare caramelle dagli sconosciuti. E, a proposito di storie fantastiche, eccone una:
Dio ti mostra le sue mani. In una mano tiene tutta la verità del mondo, e nell’altra l’infinita ricerca della verità. Ti chiede di scegliere. Cosa fai? Sappi solo che Lessing risponde così:
«La verità appartiene solo a te in pienezza, o Signore, a me dona soltanto la ricerca della verità.»
Una frase che vorrei tatuarmi sul braccio in lettering gotico. Il bello però è che nella mia testa Dio ha questo aspetto:

Ok, veniamo a noi. Come promesso oggi parliamo di doppiaggio, e lo facciamo con un attore, speaker, doppiatore e videomaker che molti di voi conosceranno. Si chiama Marco, ha 29 anni, è di Ancona e vive a Roma. Segni particolari: Marco è stato tra i fondatori dei Ware en Valse, gruppo di videomaker anconetani che hanno raggiunto una certa visibilità.
Marco ci aiuterà a capire come funziona il doppiaggio, se ha ancora senso tradurre i film in italiano e ci darà alcuni consigli su libri da leggere e film da vedere per entrare dentro l’argomento.
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Ciao Marco, come stai?

Ora usa 3 emoji per descriverti.

Allora tu sei principalmente attore (giusto?) ma tra le altre cose ti occupi anche di doppiaggio. Come è nata la tua passione per il mondo della recitazione e l’interesse per doppiaggio?

Una cosa che mi chiedo da sempre: come funziona nella pratica il doppiaggio? Cioè come fai a parlare in contemporanea con un’immagine in movimento, magari cogliendo le espressioni facciali in diretta?

Cioè prima si imparano a memoria i copioni, come nella recitazione?

In molti (compreso io, lo ammetto) sono scettici sul bisogno di tradurre i dialoghi (e anche i titoli) di film e serie tv in italiano. Tu cosa ne pensi?

È vero, come si sente dire spesso, che l’industria italiana del doppiaggio è una delle migliori al mondo?

Hai notato qualche tipo di deformazione professionale, tipo quando guardi un film o una serie fai caso a come ti sembra tradotto?

Già che ci siamo, visto che ti intendi anche di dizione, quali sono gli errori più comuni che facciamo parliamo?

Per chi fosse interessato, come consigli di avvicinarsi a questo lavoro? Conviene avere una base di recitazione?

Per concludere ti chiedo di indicarci 3 link per approfondire l’argomento (libri, articoli, documentari, ecc...) o magari anche esempi di doppiaggi particolarmente riusciti (come quelli di cui parlavi prima) oppure molto scadenti…

don’t sleep on…
by Marco

1) I migliori doppiaggi: Hook e Die Hard 3
Hook è il film più bello che ha accompagnato la mia infanzia mentre Die Hard 3 è il film d'azione più bello di sempre, con due doppiatori che sono musica per le mie orecchie: Claudio Sorrentino e Luca Ward.

2) True and False: Heresy and Common Sense for the Actor, David Mamet
Un libro sulla recitazione molto chiaro e diretto, che mette in discussione da un punto di vista interessante il metodo Stanislavsky. Lo consiglio.

3) Il mito di Sisifo, Albert Camus
Il mito di Sisifo parla dell’uomo assurdo, un’idea di uomo che segue una religiosità di fondo ma che non suppone la presenza di alcun Dio ultraterreno, quasi un nichilismo ma guidato dalla ricerca continua del "proprio essere umano”, e affronta questa riflessione anche per quanto riguarda il mondo degli attori. Un libro meraviglioso.
Lunedì in smart-working

Oggi torniamo alla normalità della newsletter domenicale, cioè evitiamo il sonno con un paio di link di dubbio gusto. Quindi ecco un cane che canta insieme a un noto cantante lirico. Giusto per restare in tema.
Infine stemperiamo la pandemic fatigue con un simpatico mash-up tra Beastie Boys e Ghostbusters: imperdibile.
La prossima settimana il tema sarà 🥁 come (non) educare il tuo gatto. Sono curioso anche io, perché non ho idea di cosa verrà fuori.
‘later 🎃