Rastaman Chant
Michele ci porta a scoprire le radici del movimento Rastafari, tra spiritualità, musica e antiche tradizioni
Ciao!
Questa è don’t sleep on e oggi è mercoledì, come cambiano in fretta le cose, nevvéro?
Domenica scorsa dovevamo parlare di doppiaggio, e invece eccoci qui a parlare di religione. Dopotutto il motto di questa newsletter è non dormire, e volevo vedere se eravate attenti.
La puntata di oggi è più che altro un approfondimento, visto che siamo ormai a metà settimana e le capacità cognitive si dovrebbero essere attivate. Scherzo, le mie si attivano il venerdì alle 18. No sul serio, la verità è che non sentivo l’ospite di oggi da un bel po’, e quindi ne ho approfittato per fare una lunga chiacchierata. Spero non vi dispiaccia.
Ma prima di iniziare, una storiella. Anni fa avevo i dreadlock e una volta ho incrociato un tipo che passava in motorino. Classico professionista anconetano, camicia azzurra, jeans, sneaker di cattivo gusto e piumino smanicato. Beh questo qui mi guarda dal suo scooter e mi urla: “vai a lavorare, barbone!”. Da qui il mio odio per le Saucony.
Lo racconto perché oggi parliamo di religione e spiritualità, ma anche di diversità e tolleranza: parliamo del movimento Rasta e in particolare delle sue radici storiche e spirituali. La nostra guida sarà Michele. Michele è di Ancona, è dello scorpione, ha 38 anni e vive a Basilea dove è Global Technical Manager per una nota società. Da anni è anche percussionista, mc, engineer e produttore musicale.
Funny story: è nato nel giorno dell’incoronazione di Hailé Selassié.
Funny story pt.2: Michele è mio cugino.
Ciao Michele, come stai?
Ciao Pietro, one blessed love. Grazie per la domanda. Molto bene direi. È un periodo molto speciale, bisogna saperne cogliere i lati positivi, ma grazie al cielo non mancano. give thanks.
Prova a descriverti usando solo 3 emoji.
Non sono bravo con le emoji, ahimè sono rimasto un po indietro. Ci provo 🌿🌅🎸 mmm cercavo un tamburo, ho trovato una chitarra... ce la facciamo andare?
Partiamo dall’inizio: come hai scoperto il Rastafarianesimo?
Verso i 16/17 anni, un po’ deluso dal cattolicesimo col quale ero cresciuto, ma appassionato delle scritture sacre e antiche, ascoltando la musica reggae e studiando le storie della Bibbia in maniera più approfondita, ho cominciato a vedere le cose in maniera un po’ diversa e ad appassionarmi sempre di più. Cosi è cominciata una ricerca sul cristianesimo delle origini, l’Ethiopia e la figura di Haile Selassie, appunto Ras Tafari, che ancora continua da allora.
Poi nel tempo la tua ricerca spirituale è continuata, fino ad avvicinarti all’ortodossia...
Considero di enorme importanza storica e spirituale la nascita e lo sviluppo del movimento RasTafari in Jamaica. Ha avuto un ruolo fondamentale nella liberazione ed emancipazione di gente oppressa e perseguitata, per secoli oggetto di sopruso, la cui identità si è cercato di cancellare. L’apice di ciò è proprio quando Haile Selassie visita la Jamaica nel 1966, donando finalmente dignità al movimento davanti alle autorità jamaicane, e cosi permettendo la fine delle persecuzioni dei Rasta, e se vogliamo, il conseguente inizio del periodo d’oro del roots reggae.
Per quanto mi riguarda amo particolarmente gli Elders che hanno fondato l‘antico ordine Nyahbinghi e tanti altri Ras, che hanno abbandonato tutto per dedicarsi a vivere e diffondere la fede. Ma in realtà non è mai stata la Jamaica ad attrarmi, piuttosto, come per loro, l’Ethiopia, la madre di tutte le terre. Haile Selassie era anche capo della Chiesa Ortodossa Ethiope, la quale è una chiesa antichissima che conserva elementi della fede originale dei primi cristiani, ed è discendente di Salomone, e quindi di radice davidica.
Ora, essendo italiano, sento di avere un contatto diretto con l’Etiopia e His Majesty, visto che è proprio l’Italia a giocare da invasore ai tempi di Haile Selassie. Quando l’imperatore rientrò in patria vittorioso, una delle prime cose che disse al popolo fu di perdonare gli italiani. Non che se ne parli ancora molto in Italia oggigiorno…
RasTafarI per me è anche una ricerca delle origini, storiche e della spiritualità dell’umanità. Questo viaggio mi ha portato sempre più vicino alla fede ortodossa etiope, che amo per la sua umiltà, sincerità e vicinanza con la fede originale antica. Sono un cittadino del mondo e amo tante tradizioni, e non ne ritengo alcuna sbagliata. Haile Selassie ha appunto detto: “La religione è personale, lo Stato è per tutti”.
Quali sono dettami di questa religione?
Non mi faccio rappresentante di nessun movimento, non ne sarei ne all’altezza, ne sarebbe mai mia intenzione. Personalmente vedo la livity rastafari come un modo odierno di vivere il voto del Nazireato, descritto in antichità nella Bibbia nel libro Numero 6.
Il Nazireato è il anche il voto dei grandi profeti e personaggi della storia antica, Sansone, il più famoso, ma anche Noè prima di lui e poi Samuele, Elia, Giovanni il Battista, Gesù il Nazareno, appunto, e tutti i sui discepoli, descritti negli atti come la Setta dei Nazareni e soprattutto Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, primo vescovo di Gerusalemme e primo leader del movimento giudeo cristiano originario.
Il voto è composto da elementi pratici con valori simbolici. I tre principali elementi consistono nel non tagliare i capelli e la barba, non bere vino e alcolici, digiunare e osservare una dieta vegetariana. Ovviamente presuppone il desiderio di vivere la propria vita in maniera spirituale e quindi il voto, che comporta spesso sacrifici, è un modo per consacrarsi a ciò.
Nel cristianesimo ortodosso etiope molti monaci ed eremiti fanno tuttora il voto. Era un elemento fondamentale del cristianesimo delle origini, ma in Etiopia lo è ancora oggi. Potrei continuare parlando di come lo stesso può essere trovato vivissimo non solo in Islam, ad esempio in varie tradizioni Sufi, dall’Iran e al Senegal, ma anche in altre tradizioni, come ad esempio i Sikh o i Sadhu in India, ma anche eremiti dell’antica Cina, etc…
Per quanto riguarda i dettami: i 10 comandamenti, i principi di Gesù, giustizia sociale, diritti umani, condivisione e cooperazione, amore per l’altro, sensibilità.
Per chi non ne sapesse niente, perché la figura di Hailé Selassié è così importante?
Seppur sia stata fatta nel tempo tanta propaganda negativa, in particolare in Italia, studiando le fonti inglesi, francesi, etc.., appare evidente che è stato a livello politico e sociale un personaggio chiave del millennio. Una nota rivista inglese chiamata “Times” pubblicò appunto al tempo una sua foto in cover scrivendo “Man of the Millennium”.
È stato anche il fondatore delle Nazioni Unite d’Africa e un promotore dei diritti umani. Era amico di personaggi come JFK e Malcom X, è il personaggio che ha ricevuto più onori e ordini cavallereschi da stati esteri del mondo. Ha governato con un’incredibile forza modernizzatrice in un contesto feudale. Leggendo i suoi discorsi durante incontri ufficiali, non si può che rimanere sbalorditi dalla saggezza ed eleganza, umiltà e regalità, specie se paragonati ai discorsi dei politici di oggi. Questo per quanto riguarda la figura storica da un punto di vista internazionale.
Per la Chiesa Ortodossa Etiope, dipende un po’ dove e a chi chiedi, perché ahimè è affetta da divisioni etniche e politiche, ma è ufficialmente considerato Re Santo e sue immagini sono dipinte della cattedrale ad Addis Abeba. Dai rasta potresti anche ricevere risposte differenti, ma di base i titoli ricevuti durante l’incoronazione nel 1930 sono quelli di Gesù che ritorna nell’Apocalisse. Un’immagine non del tutto differente da quella generata dall’occupazione italiana in Etiopia e conseguente la seconda guerra mondiale, Hiroshima, etc…
È difficile conciliare il tuo credo con lo stile di vita europeo?
Diciamo che il mio credo, se vai a vedere, non è altro che un cristianesimo un po più vicino all’antichità, seppur con un occhio moderno e una mentalità aperta e scientifica. Di base sono scienziato per lavoro e amo la scienza, la fisica, la matematica, la filosofia, chiaramente la storia antica e l’archeologia. Ma per me non c’è scissione tra spiritualità e scienza.
L’Europa è un posto fortunato dove vivere. Mi da la possibilità di confrontarmi con tanti linguaggi e culture diverse in libertà. Il lavoro, impegnativo e costante, ma anche appassionante, mi aiuta a stare attivo con la testa e crescere, e anche di essere indipendente economicamente e di potermi permettere uno spazio privato e risorse per i miei hobby e le mie ricerche. Se non avessi l’uno, farei difficolta a coltivare l’altro.
Per quanto riguarda poi le pratiche religiose, di base le preghiere, meditazioni o simili richiedono giusto un po’ di organizzazione per avere il tempo e lo spazio giusto, e perseveranza. Magari una sveglia anticipata e un angolo dedicato in casa. Non è impegnativo, ma è uno strumento che, se coltivato, può dare molta forza. Se poi è connesso con la musica, dà tanto.
Siamo alla fine. A questo punto ti chiedo solo di segnalare a chi ci legge 3 risorse per conoscere più a fondo il movimento Rastafari: libri, dischi, documentari, articoli, quello che vuoi.
Allora te ne darò 3 che mi riguardano più da vicino, e poi vedo di aggiungere ispirazioni che prendo da cose che mi possono essere piaciute o essere state importanti.
don’t sleep on…
by Michele

1) Tsadiq - The Righteous One / Libro
Ho recentemente scritto un libro, in inglese, che contiene un cd, che è un album da me prodotto insieme a Andrea Malservigi aka Dj Afghan durante il 2020. Parla un po’ di tematiche inerenti alle domande che mi hai fatto.
2) Tsadqan / Album
Similmente aggiungo un cd appena uscito, che riguarda un nuovissimo progetto di musica contemporanea roots reggae su base nyahbinghi. Un progetto musicale spirituale, che si trasforma poi anche in un live show in acustico con 8 o più musicisti.
3) Ras Kalif meets the Tsadiq Section / EP
Infine Ras Kalif meets the Tsadiq Section. L’artista principale è un cantante della Costa d’Avorio che ho conosciuto e con cui ho cominciato a collaborare in un periodo che vivevo per lavoro ad Abidjan.
4) Ispirazioni
Per nozioni generali su Rastafari da un punto di vista musicale consiglierei di cercare Ras Mikael and the Sons of Negus, e Count Ossie and the Mystic Revelation of Rastafari. E infine un Ras che amo moltissimo e che non posso mai dimenticare. [in anteprima]
E ora: i linkS

Domenica prossima torniamo a bomba sul tema doppiaggio, promesso. Ma intanto perché non guardare gente che fa a pallate di neve nel 1896?
A presto!
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